mercoledì 12 novembre 2014

Un bolide volante impazzito

Di recente ho letto un intervento apparso sulla piattaforma del M5S di Venezia. Il quale mi ha dato ulteriormente l'impressione che i Cinque stelle veneti (ma non solo veneti) si siano ridotti ad una conventicola di pasdaran al servizio del famoso staff della Casaleggio associati. Questo gruppetto di persone fa e disfa a proprio piacimento, detta i tempi sulle modalità di scelta dei candidati, crea le regole e cosi via. Ma quale sarà la traiettoria di questo bolide volante sempre più impazzito?

Dopo il tormentone relativo alla scelta e alla composizione dei listini su base provinciale in previsione delle regionali, adesso arriva il momento di scegliere il candidato governatore per il M5S. e così si torna a parlare di modi e tempi della campagna, di controllo della esposizione mediatica (sigh!), di che cosa debbano fare o non fare i candidati e via cianciando. Nell'intervento prima richiamato si sostiene che tali condotte siano ferreamente determinate da Luciano Claut, noto esponente del M5S nel Veneziano nonché assessore all'urbanistica a Mira. Di più, fra i commenti all'intervento firmato «marco.m», ovvero Marco Marchiori, ne compare uno dello stesso autore nel quale si menziona una e-mail che quest'ultimo avrebbe ricevuto sempre da Claut. Nella quale si parla di un incontro organizzativo aperto ad ogni attivista ma precluso ai giornalisti. Cosa demenziale per vari aspetti. Che cosa succede se un attivista è anche un giornalista? Gli si chiede di scollegare il cervello alle sinapsi della stampa? E come ci si accorge se sotto le spoglie di un attivista si nasconde un cronista? Si interroga l'ordine? E se questo tizio è un praticante non iscritto ma che poi riporta quanto accaduto sul giornale o in tv?

Ha forse qualcosa da nascondere il buon Luciano? Ricordo in tal senso il caos accaduto qualche settimana fa a Venezia durante una «graticola» di presentazione dei potenziali candidati Cinque stelle, quando si presentarono i giornalisti e furono lasciati fuori, scatenando la reazione indignata persino dell'ordine dei giornalisti del Veneto. Ma di queste figure barbine Luciano, grillino doc duro e puro, se ne frega, impegnato com'è a diffondere tra le truppe la filosofia grillina, in attesa che questa dilaghi in regione e nel paese. Sveglia belli!

È incredibile come il gruppo di coordinamento della provincia di Venezia (auto-nominato e composto oltre che dall'attivissimo Claut anche da Luisa Mazzariol e Serena Giuliato, presidente quest'ultima del consiglio comunale di Mira) prosegua imperterrito sulla sua strada nonostante le tante critiche ricevute. È evidente che ha il placet e l'appoggio di chi conta nella oligarchia veneta a Cinque stelle: leggi David Borrelli (oggi eurodeputato di peso, primo consigliere comunale d'Italia nel M5S a Treviso ai tempi del 2008, da sempre fedelissimo di Casaleggio). Con Borrelli c'è il suo fedele scudiero Federico D'Incà (deputato bellunese che dopo la batosta delle europee è stato incaricato di sovraintendere alle elezioni regionali, dato che il suo superiore Borrelli è formalmente impegnato a Bruxelles).

Luciano Claut, uno dei pionieri del M5S nel Veneto dal lontano 2009 è membro di spicco della giunta comunale di Mira. Architetto, ex assistente di Vittorio Gregotti decano allo Iuav oggi in pensione, pare che il Claut si dedichi a tempo pieno alla politica: riceve forse per questo qualche aiuto dalla Caseleggio associati?  Già perché pare bassino lo stipendio di mille euro da assessore a Mira. Ad ogni modo l'architetto è ormai uno dei fedelissimi componenti in pianta stabile del cerchio magico con filo diretto a Gianroberto e Beppe. Gli altri vicinissimi sono Gianni Benciolini (consigliere comunale a Verona ), Giovanni Endrizzi (senatore padovano), e, appunto Borrelli e D'Incá.

Questi sono gli ortodossi a Cinque stelle incaricati di diffondere il verbo, applicare le regole, strigliare le truppe, rassicurare che il movimento sta benone, che non c'è alcuno strappo interno e che qualche piccola uscita è pure fisiologica. Ecco chi sono lorsignori, meri ragionieri d'apparato, interessati alle regole e non ai programmi; e ancor meno interessati alle proposte per il nostro territorio. Alla faccia di chi vorrebbe un M5S libero da strutture di coordinamento; un movimento in cui uno dovrebbe contare uno.

Ora che le cose hanno proceduto per filo e per segno come i servitori hanno voluto, pardon suggerito, e che la situazione ha raggiunto livelli quantomeno imbarazzanti, occorre domandarsi due cose. Uno, chi è responsabile di tutto ciò? Due, chi sarà ritenuto responsabile se il voto alle regionali fosse un mezzo o un intero flop? 

Prendendo spunto da quanto afferma Marco Marchiori (consigliere comunale a Mirano, una delle poche teste pensanti rimaste nel M5S veneto)  se fossi nei panni dei quarantotto fortunati candidati regionali mi preoccuperei, e non poco. E cito Marchiori: «Li attende una maratona di lavoro e di preoccupazioni: la proposta politica li occuperà in minima parte. Una minima proposta politica potrebbe comportare, a loro carico, un'infamante accusa di arrivismo e personalismo» dal momento in cui alcuni «solerti funzionari hanno fatto votare... una rassicurante mozione per il comunitarismo, il termine, sarà per i venticinque anni dalla caduta del muro di Berlino mi rammenta qualcosa... Come nei quattro mesi passati» questi fortunati-sfortunati «saranno impiegati a dimostrare il solito teorema: se avranno successo saranno debitori di un simbolo». In caso di sconfitta «la colpa sarà loro e soltanto loro».

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